Molti, forse, in questi giorni avranno immaginato di trovarsi nel film Terminator, dove Skynet, il rivoluzionario computer dotato di intelligenza propria, cerca di conquistare la terra; e invece siamo ancora sulla Terra, dove da alcuni giorni l’intelligenza artificiale è al centro dei dibattiti dei più appassionati di tecnologia. La sconvolgente notizia racconta che i ricercatori di Facebook abbiano dovuto bloccare un esperimento sull’intelligenza artificiale a causa di due bot che hanno cominciato a dialogare utilizzando un linguaggio incomprensibile all’uomo. Ad Alice e Bob (i due bot) due bot era stato chiesto di condurre semplici trattative attraverso il dialogo: ad esempio, dividersi degli oggetti come due libri, un cappello e così via. Una notizia un po’ romanzata dalle testate giornalistiche che ha scatenato una tempesta mediatica non gradita ai ricercatori che hanno subito detto la loro. La spiegazione scientifica data all’accaduto è che i due bot abbiano sviluppato un proprio linguaggio per risolvere prima la trattativa. Una ulteriore conferma, dunque, alla già corposa letteratura che sostiene che l’intelligenza artificiale abbia un proprio sistema di pensiero.
Oltre a Facebook, anche Google da qualche tempo sta lavorando su un intelligenza artificiale dotata di immaginzione propria. L’obiettivo della ricerca è sviluppare un algoritmo in grado di pensare come l’uomo, proiettarsi nel futuro e prevedere le azioni.
Senza dover necessariamente andare nei laboratori di ricera, la quotidianità è un rapido esempio di come l’intelligenza artificiale sia a portata di smartphone. Ogni istante, utilizziamo e interagiamo con le conscious app per svolgere azioni di routine come chiamare una persona, ricordare il titolo di una canzone e così via. I sistemi di intelligenza artificiale sono presenti ovunque, senza dare troppo nell’occhio. Basti pensare ai sistemi di assistenza virtuale come Cortana, Siri e Google Now. Ma anche ad app come Shazam e Pic2Recipe, alle chatbot, alle smart car e ai sistemi di domotica. Siamo circondati da estensioni “a supporto” della mente, create per velocizzare tutti i processi umani, automatizzarli e renderli più semplici. Ma quanto ci metterà la mente umana a diventare estensione della mente meccanica? Cosa succederà quando questi avranno un’anima propria? Saremo ancora liberi di scegliere come agire? Forse siamo già in ritardo.
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